martedì 15 dicembre 2009

Travaglio straparla. L'istigazione all'odio ha un nome ed un cognome.


Chi l’ha detto che non posso odiare un politico? Chi l’ha detto che non posso augurarmi che se ne vada al più presto? E che il Creatore se lo porti via al più presto?».
(M. Travaglio)

Il giorno dopo l'oltraggioso accaduto al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, le discussioni, superato l'empasse per le condizioni mediche dello stesso, hanno focalizzato l'attenzione sul reale disagio percepibile dalla vicenda.
Gli attori politici da sempre muovono le propie argomentazioni con veemenza, con passione. Una passionale trance coadiuvata da ideali e motivazioni forti, spesso diluite e smarrite nell'oblio del tempo, che portano inesorabilmente ad essere sordi. Sordi alle motivazioni della controparte, insensibili a qualunque posizione che non sia schieramento puro. E duro.
Ma l'argine dialogativo, che mantiene provocazioni e delegittimazioni, botte e risposte nel civile ambito della discussione, è endemico di uno Stato sano, di una civiltà avanzata. La componente principale della demoktratia nella sua più alta essenza, nel miglior palesarsi del proprio essere.
Anzi trovo auspicabile la conflittualità di idee, tra le quali maglie, il cittadino può ritrovare molte verità, anzi, molte visioni diverse della verità. Unire una all'altra, tutte le contrapposizioni, può conferirci la percezione di un quadro di inseme completo, di un panorama ideologico vasto, frastagliato, alle volte incoerente, ma esaustivo alla consapevolezza che la società deve (in quanto inalienabile dovere) avere.
Purtroppo, la naturale e deprecabile deriva culturale, della quale siamo tutti complici e testimoni, ha portato una inesorabile frantumazione delle barriere naturali del decoro, della decenza, permettendo una tracimazione inesorabile di inciviltà e vilenza. Lo possiamo notare nel viver comune, nello smarrimento dei principi fondanti, la svalutazione del rispetto alla vita, il capovolgimento dei valori sociali dove la futilità ha conquistato la precedenza sulla cultura, sul rispetto.
E la politica è specchio fedele di tutto ciò. Nelle tribune, nei luoghi di confronto istituzionale, finanche nelle trasmissioni televisive che portano la discussione politica nelle case dei cittadini, l'evidente mancanza di freni inibitori di coloro che dovrebbero essere esempio per tutti, rapisce e diseduca.
Inveire ed urlare, delegittimare e diffamare, questi ormai gli unici termini di confronto che alimentano le diatribe politiche, una violenza verbale intollerabile, proprio perchè sorella di sangue a quella fisica. Un cliquet già visto in epoche buie, quando il cattivo esempio della politica fu da antipasto agli scontri di piazza,  ai pestaggi,  ai morti, alle bombe. E sembra che nulla di quei giorni, che pure molti dei nostri politici dovrebbero ricordare bene, per averli vissuti sulla propria pelle, nulla di quegli insegnamenti abbia fatto breccia. Noi non abbiamo ancora finito di pagare gli anni di piombo, ancora non abbiamo potuto godere della verità. Come fosse divenuta una moneta fuori corso.
Eppure le campagne diffamatorie contro un istituzone pubblica primaria, quale è il presidende del Consiglio, sono un habituè di alcune compagini politiche. Attraverso queste, una parte della sinistra italiana, ha sdogatato un sentimento d'astio selvaggio non più verso un alter ego politico, ma verso una persona sola. Verso un uomo. La linea politica dell'opposizione, ha basato ogni passo della propria contrapposizione al Governo in carica, delegittimando la figura del leader del PDL, con ogni modo, sia leale che sleale. Dal gossip alla puerile diffamazione. Atti che non adducono ad alcuna responsabilità sociale ma che, al contrario, dovrebbero valutare quanto siano immature, politicamente e umanamente, le schiere condotte per vie impervie da personaggi come  Di Pietro, con l'aiuto di una parte della magistratura faziosa, da giornalisti di partito , quali Travaglio, che  hanno basato la propria vita professionale al controBerlusconismo.
L'atto esecrabile di scagliare un oggetto contundente contro il Premier, effettuato da un singolo che probabilmente dimostra un disagio psichico( non potrebbe essere altrimenti) ha dato luce ai 50.000 che hanno perorato e osannato quel colpo al volto. Una schiera nascosta tra i milioni di schermi che, forti di una impunità dimostrata, sentono plausibile un gesto violento, quasi fosse l'inevitabile nemesi del priprio odio verso il colpevole di ogni male
Purtroppo è questo il disegno politico che è sfuggito dalle mani dei propri creatori, creare  nel nostro paese un capro espiatorio al quale addossare ogni difficolta e disagio (provenienti cronologicamente da molto più lontano rispetto alla discesa in politica di Berlusconi) che possa sfocare il visus oggettivo della popolazione e darne nuove speranze di rinascita. In questo modo si è tentato di colmare la mancanza di ogni idea politica, di ogni critica costruttiva, da parte sia del PD che dei propri alleati IDV, che adesso si devono vedere presentare un conto salato, da pagare in pubblico ludibrio, ed ammettere i propri intenti nel creare un clima di tensione e violenza che volge, se non sedato in tempo, ad una pericolosa escalation.
Ma ancora una volta, i patetici omini che si fregiano di onestà e lealtà, all'indomani di un accadimento gravissimo, rimestano nel clima torbido con dichiarazioni al vetriolo, ultimo dei quali il sig. Travaglio che adduce alla propria libertà di vedere un politico morire.
A chi spetta denunciare tutto ciò?
Quanto costa riottenere la dignità?

2 commenti:

  1. Marco Travaglio nel suo "discorso" articolato quando ha citato quelle tre righe portava l'esempio di come può o meno esprimersi la libertà inconscia. In effetti per dirla in altre parole, riassumento tutto il discorso (30 minuti circa), come posso dire ad un'altra persona: E' vietato avere sentimenti negativi!!?? I sentimenti sono un qualcosa che ci viene dall'istinto primordiale, umano... Scrivere su un blog i propri sentimenti non deve essere vietato.

    Tutto qui. Che poi ci stanno costruendo su un caso (e lo comprendo, l'occasione e' proprizia per gettare fango).

    Questo e' quanto mi sentivo di commentare.
    Sergio Puglia

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  2. Certamente Travaglio non può esortare i propri sostenitori ad un estremizzazione attiva. Sarebbe istigazione alla violenza, ed è un reato grave punibile penalmente.
    Ma il discorso di Travaglio si incunea alla perfezione in una linea conduttiva di dubbia moralità. POi possiamo leggere le sue dichiarazioni in mille modi diversi, l'unica oggettività, all'avverarsi di fatti violenti (se pur provengono da un elemento apolitico, in quanto psicotico) è la condanna "sine qua non", senza pericolosi indugi in raffinati voli pindarici. La libertà di pensiero, al contrario di quanto travaglio voglia far credere, non è stata mai tanto "libera" quanto nella nostra contemporaneità. Differente è utilizzarla come scusa per giustificare, anzi, per onorare coloro che hanno inneggiato al gesto inconsulto di un pazzo, quale azione motivata dalle colpe del subente. Mentre a muovere il pazzo, c'è un odio irrazionale (dallo stesso espresso e confessato) ma fomentato dagli epiteti mafioso, criminale, padrone, despota, con la quale si affigge il Presidente del Consiglio. Badiamo bene, non l'uomo, ma l'istituzione, e violentare moralmente o materialmente l'Istituzione, è un male per tutti.

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