sabato 5 dicembre 2009

Divieti e frustate. Così l'Islam controlla l'informazione.



Le donne truccate in TV non rispettano gli insegnamenti della sharia ...Mentre in Arabia Saudita, si frusta giornalista senza motivo.
Ciò è quanto ha stabilito il direttore della Tv di Stato iraniana IRIB, l'ex guardia rivoluzionaria Ezatollah Zargami, per il quale l'utilizzo di make up è illecito perchè contrario alla legge islamica.
-Le donne truccate- continua - non rispettano gli insegnamenti della sharia. In televisione non dovrebbe comparire neanche una donna truccata -.
Ma l'ex pasdaran non si limita al divieto all'uso di make up, ma stringe il giro di vite, arginando la presenza di ospiti femminili in programmazioni condotte da uomini.e riducendo, drasticamente, l'uso di "stacchi musicali" all'interno di progammazioni televisive perchè ritenuti frivoli ed invitando i propri collaboratori a "prendere ad esempio le colonne sonore dei film d'azione occidentali, i quali hanno musiche eccellenti".
Di molto peggiore, in Arabuia Saudita, la condanna a 60 frustate inflitta alla giornalista Rozana al Yami,  di 22 anni perchè lavorava per il canale libanese LBC. La rete televisiva ha trasmesso uno show nel quale, un uomo, si vantava di esperienze sessuali. La Yami, dichiarata dalla stessa corte saudita estranea a qualsiasi coinvolgimento diretto al programma, è stata condannata per aver lavorato part-time al canale televisivo. Molto più cruente le condanne al protagonista dello "scandalo" Mazen Abdul Jawad, che subirà cinque anni di prigione e 1000 frustate per comportamento "'immorale" secondo la sharia (la severe legge coranica in vigore in Arabia Saudita), e per i suoi tre amici, condannati a due anni di carcere e 300 frustate ciascuno per aver partecipato al programma.
Per l'accaduto, il canale satellitare libico LBC, del quale ne è comproprietario anche il principe saudita Al Waleed bin Talalin , è stato oscurato e ne è stata vietata qualsiasi visione.
L'accaduto si staglia perfettamente nel clima polemico italiano. Da popolo civile, ci si dovrebbe chiedere perchè, gli immigrati islamici che protestano, con tanta veemenza,  per i propri diritti in Italia, non riversino la proprià indignazione anche verso le politiche intransigenti dei propri paesi d'origine. Sarebbe d'uopo, rivendicando il rispetto dei diritti umani, puntare il dito proprio verso quei paesi che più di tutti ne fanno sfregio. 

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