venerdì 4 dicembre 2009

Ascoli Piceno: Scarcerati violentatori della sedicenne, nuova pagina nera sul rispetto alle donne.





L'ingiustizia in qualsiasi luogo è una minaccia alla giustizia ovunque.
(Martin Luther King)

Sono stati scarcerati ieri Enrico Maria Mazzocchi e Carlo Maria Santini, i due diciottenni accusati di aver adescato, tramite il social network Facebook, una ragazza di 16 anni  ed averne abusato sessualmente dopo averla fatta ubriacare. Il reato, è stato perpetrato in un appartamento di proprietà della famiglia Santini, lo stesso luogo oggetto di una operazione antidroga, effettuata nei mesi precedenti il fatto, denominata "Messenger", nella quale si è appurato che, lo stabile, veniva utilizzato per festini a base di cocaina ed alcool, al quale patecipavano molte minorenni.
A tingere di colori ancora più foschi una vicenda già di per sè ignobile, il particolare della testimonianza della madre della minore, la quale, preoccupata per il ritardo, ha contattato il cellulare della figlia, che ha attivato la risposta, lasciano aperta la comunicazione durante tutto lo stupro. La signora, quindi,  ha dovuto ascoltare, nella disperazione dell'impotenza, l'intero iter di violenza imposto alla figlia,
Una'accadimento che per cruenza ed immoralità lascia seriamente perplessi.
Ancora di più se, ieri 3 Dicembre, il gip del tribunale di Ascoli, ha deciso la scarcerazione dei due violentatori, adducendo alla mancanza di esigenze cautelari per la loro custodia in carcere, dimenticando, forse, che, agli stessi imputati, sono contestati altri due fatti di violenza, precedenti a questo, ed aventi come oggetto die ragazzine di 14 anni.
Sembra, quindi, che la paventata reiterazione del reato, non basti a giustificare una posizione di fermezza e di diniego assoluto verso chi usa violenza sulle donne, ancor più che minorenni, per i quali vengono concessa , schiaffo morale ad una madre distrutta dal dolore, ad una società attonita che sente forte la mancaza di tutela da parte della pubblica istituzione. Ma, sopra ogni cosa, la decisione del giudice, seppur nel diritto della sua carica, lede profondamente il senso di Stato, di giusto, di orgoglio nazionale, che delle ragazza di 16 anni o meno, possano aver maturato nella breve porzione di vita vissuta. Saranno loro a dover portare, per tutto il resto della vita, il marchio a fuoco delle violenze subite senza vedere il proprio dolore lenito dalla Giustizia.
Non si può dire che, nella propria scelta, il giudice abbia minimamente tenuto conto delle vittime, della frustrazione nel sapere liberi i propri aguzzini e dei sentimenti di sfiducia verso lo Stato ai quali si dà libero quartiere.
Ancora una volta, a poco tempo dalla "Giornata contro la violenza alle donne" abbiamo da discutere, disarmati, sulla mancanza di tutela da parte degli organi di giustizia.

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