venerdì 22 gennaio 2010

Gli sms l'ultima mira della censura cinese.

La Cina censura l'uso degli sms. Dopo il controllo di internet, questa l'ultima pagina dell'oscurantismo rosso.


Ciascuno di noi è, in verità, un'immagine del grande gabbiano, un'infinita idea di libertà, senza limiti. 
(Richard Bach - Gabbiano Jonathan Livingston)
 L'ultima trovata del governo cinese, per imbrigliare il vento di libertà d'opinione, è circolata ad alta voce tra le page di internet, ma riguarda l'uso di un altro mezzo di comunicazione, tanto in voga nei paesi occidentali. Ad essere demonizzato ora è l'uso degli sms, i messaggi di testo inviati tramite cellulare. Un comunicato di Pechino impone ai gestori di telefonia mobile l'uso di un sistema di controllo della messaggeria breve il quale, con l'aiuto degli organi di polizia preposti, sottoponga a vaglio ogni messaggio inviato o ricevuto, evidenziandone quelli con contenuti "malsani". Gli autori dei messaggi dal tono antipatico al governo cinese, saranno privati del servizio sms e redarguiti ufficialmente. Naturale chiedersi quali siano i temi "malsani" e quali siano le redarguizioni paventate. Ma qualche idea delle reali intenzioni potrebbe essere dedotta dagli imput del ministro dell'ufficio informazioni del consiglio di Stato, Wang Chen, che esorta i media di Internet che vogliono partecipare al mercato cinese, devono contribuire a -guidare l'opinione pubblica in Cina-.
Una censura selvaggia, quindi, che ha già privato la parte occidentale della regione dello xinjang, di etnia musumana ed oggetto di proteste terminate con 140 morti civili, della rete mobile per diversi mesi. Ancora oggi, in quella parte di Cina, l'uso degli apparecchi cellulari è stato contingentato ed assoggettato a controllo delle autorità, resta escluso il servizio internazionale di chiamata, la fruizione libera dei contenuti del web (sottoposti a filtro costante), l'uso della posta elettronica e dei forum.
Per le altre regioni della Cina, la mano oscurantista del Governo rosso di Pechino non manca di far sentire il proprio peso. Le restrizioni imposte ai colossi dell'informatica  sono, già dal 2007, oggetto di discussioni dell'intera comunità internauta mondiale. Già allora, Microsoft, Yahoo, Cisco e Google, intenzionati a non perdere il mercato più vasto del mondo, accettarono passivamente le imposizioni cinesi in materia informativa, apponendo filtrazioni invisibili ed inamovibili alla navigazione in rete all'interno della muraglia. Qualsiasi fonte indipendente, ogni sito di stampa internazionale, qualunque blog o page privata non sottostante al controllo di Pechino, è stata sistematicamente escluso dal network.
Questo fino a quando, pochi giorni fa, il colosso Google ha dichiarato di non voler più sottostare alle restrizioni incivili del governo cinese, eliminando i filtri e rendendo, finalmente, libera la rete internet. Un bagliore momentaneo, però, che se pur supportato dalla Casa Bianca, vede la Muraglia di censura compatta e decisa a non mollare.
Una contrapposizione, questa, che porta inesorabilmente al deteriorarsi dei rapporti USA-CINA, ma che getta luce, finalmente, sul degrado e sulla mancanza di libertà del più grande regime comunista esistente. Un territorio vasto, che nella sua grandezza geografica non trova un spazio a parole e concetti quali opinioni, libero arbitrio, dignità.
Dove non è possibile leggere del Dalai Lama, ma si può eseguire una condanna a morte, processando le idee di un uomo. Dove si muore per la mancanza di igiene, per virus debellati in tutti i paesi civilizzati, per malnutrizione, per stenti, per carestie. Ma anche un paese che si può permettere l'acquisto di un terzo della produzione acciaifera mondiale.
La Repubblica Popolare Cinese, pare, non abbia tratto alcun insegnamento dai fatti di Piazza Tien'an men, e le stragi di regime, perpetrate per decenni, hanno soltanto lasciato il passo all'oscurantismo ed alla morte della libertà d'opinione. I migliori auspici perchè una nuova repressione armata, insanguini nuovamente, e di un rosso più triste e desolante, le piazze e le università.
Questo il paese che detta oggi regole al mercato commerciale mondiale, che detiene diritto di veto quale nazione permanente nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che è attore principale al tavolo del G20 e che anela ad una posizione preminente nell'ordine mondiale.
Un regime censorio e violento, che nulla ha da insegnare o da propagandare, se non lo sfruttamento della propria popolazione. Una nazione, la CINA, che investe sull'industrializzazione e sul progresso produttivo, ma che tralascia il valore primario. La dignità della propria popolazione.

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