mercoledì 10 marzo 2010


C'è un Italia che lotta per i propri sogni.
Noi siamo al suo fianco.
(Intesa San Paolo)
No. Proprio no.
Le banche non sono  al fianco del popolo italiano.
Le banche sormontano le spalle stanche degli italiani, assorbendo, avide, le ultime forze rimasteci.  
Senza alcun riguardo, senza nessun ritegno.
Sulle spalle di tutti, anche di Giulia e Sara (spot Intesa ndr.) che, neolaureate e senza esperienza lavorativa se non un impiego saltuario di supplenza o un contratto di collaborazione,  vogliono riattare e riaprire l'asilo che hanno frequentato da piccole. Un' iniziativa lodevole che dimostra la responsabilità  e l'impegno di coloro che si affacciano al mercato del lavoro mettendo in gioco se stessi e le proprie capacità. Peccato che qualsiasi banca, compresa Intesa San Paolo, non finanzierà mai il loro progetto. Almeno che non abbiano garanzie reali sufficienti a coprire l'initero investimento, o buona parte di esso, non avranno alcuna possibilità di accedere al credito bancario che viene precluso, per regolamento, a ogni attività imprenditoriale che non dimostri almeno due esercizi attivi ed un fatturato che possa garantire il ritorno economico del prestito alla banca.
Forse sarebbe giusto consigliare alle due ragazze di attendere tempi migliori e di tenere stretti i  miseri impieghi saltuari che hanno potuto trovare. 

Stessa cosa per Claudio (spot Intesa ndr.) che a 33 anni è un ricercatore nel campo biomedico. Laureato con lode, ha svolto il dottorato negli USA.  Il perchè non abbia conseguito la sua specializzazione in Italia, è retorica spiccia. Nel nostro paese, la ricerca, è un campo completamente sottovalutato, cannibalizzato. Demandato al pieno appannaggio dei "baroni" delle università, che usano elargire le poche borse di studio, le borse di ricerca, soltanto ai propri accoliti. Un modo per mantenere tra le proprie mani il potere sulle nuove generazioni. Borse a tempo semivuote, tra l'altro, che pagano gli sforzi cognitivi ed intellettivi dei giovani ricercatori, con cifre a due zeri. Manovali della scienza insomma.
Claudio, quindi, ha giustamente deciso di non svendere la propria conoscenza, di non sottostare alle angherie ed alle vessazioni dei Docenti, di non scendere a patti con i potentati locali, elemosinando un posticino dove tenere la bocca chiusa e dire sempre si. Claudio ha deciso di rimanere in California, dove alla luce dei risutati accademici conseguiti, ha potuto esprimere il proprio valore in un laboratorio biomedico che ne comprende le potenzialità, valorizzando le capacità. Claudio però ha la sua città, Napoli, negli occhi. E vuole tornare nel proprio paese per contribuire, con le competenze acquisite, al valore nazionale.
Se fossimo nella realtà, Claudio, avrebbe relegato il suo patriottismo, la sua dignità di italiano  ad una foto e sarebbe rimasto in America. Nella realtà, non ci sarebbe nessun laboratorio pronto ad accoglierlo, nessun collega lieto ed orgoglioso di averlo in equipe. In Italia, dove gli investimenti per la ricerca nel campo privato sono visti come "accessori" e superflui, le aziende che vedono lontano e che distraggono capitali verso la ricerca, sanno di poter scegliere  laureati e pagarli una miseria. Sanno che il mercato del lavoro è saturo e che, per non dover emigrare, dovranno accontentarsi, dovranno incamminarsi sulla strada della frustrazione professionale ed umana. Ma non i migliori. Non chi conosce il proprio valore. I ricercatori migliori, scappano dal nostro paese, per crescere, per migliorare ancora più. Collaborando alla crescita delle nazioni civili. Svilendo, ed a pieno diritto, il progresso italiota.

Ed infine Luca (sempre spot Intesa ndr.) imprenditore italiano che si trova allo streguo delle forze. Domani dovrà comunicare ai propri dipendenti che l'azienda chiuderà i battenti. Dopo tutti gli sforzi fatti, dopo aver visto le porte chiuse in faccia dalle banche, dopo aver sopportato il peso di uno Stato,  socio maggioritario, che acquisisce più del 50% degli utili aziendali presunti attraverso la miriade di tassazioni, ma che latita quando l'impresa trova sul suo cammino la criminalità, la corruzione, le truffe, l'inesigibilità dei crediti, (per i quali esige comunque il pagamento dell'IVA), le contingenze del mercato.
Luca è il simbolo dell'intero comparto di piccole e medie imprese italiane, asfissiato dalla crisi, dalla diminuzione dei consumi, dalla assurda magra finanziaria alla quale veniamo sottoposti. Le PMI, che sono il vero tessuto produttivo nazionale,  vedono quotidianamente sparire gli affidamenti bancari conquistati in anni di lavoro e che mai quanto oggi, nel pieno di una crisi mondiale causata proprio dalle speculazioni e dalle ingerenze degli istituti di credito, proprio oggi divengono necessari per continuare a tenere duro, per continuare a sperare nel futuro. Per poter avere il sogno, domattina, di continuare ad esistere, ad operare e non essere costretti a gettare anni di lavoro, nel pozzo nero del fallimento.
Luca, per evitare il licenziamento dei suoi collaboratori, decide di utilizzare le ultime risorse, personali delle quali dispone, rischiando tutto ciò che possiede.
Perchè anche lui è consapevole che il sistema bancario italiano, così impegnato nel ridurre la propria esposizione finanziaria verso le imprese per assicurarsi gli utili previsti, non farà nulla per sostenerlo. Non farà nulla per sostenere nessuno che non abbia salde maniglie politiche.

"Intesa San Paolo. Noi siamo al tuo fianco" dicono.
Peccato siano totalmente indifferenti a tutto ciò che ci accade.
Il ridicolo di dover, indegnamente, subire anche questi spot demagogici e spudoratamente bugiardi.

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