martedì 16 febbraio 2010

Santoro sfida la Rai con l'arma della magistratura.


Santoro getta il "guanto di sfida" al C.d.A. della RAI, sfoderando la migliore arma politica: La Magistratura.
Michele Santoro risponde con una lettera infuocata al direttore generale della RAI, Mauro Masi, relativamente l'applicazione del nuovo regolamento sulla Par Condicio che prevede uno stop, dai 45 giorni prima delle elezioni regionali, delle programmazioni di approfondimento politico.
Nella missiva, con i soliti toni spavaldi, Santoro sfida apertamente le decisioni del Commissione Parlamentare di Vigilanza, assodando le proprie volontà a continuare, intonso, la programmazione serale di Anno Zero nella solita veste, dal presentatore stesso definita, obiettiva ed imparziale. Quasi a voler eludere le critiche mossegli da anni proprio sull'arbitrarietà della conduzione e del presenzialismo di "alcune forze politiche" a chiaro discapito di altre.
Ma Santoro non si limita ad sfidare le regole della Par Condicio imposte dalla Commissione Parlamentare,  ma ignora apertamente la leadership del Paese, chiamando in causa le forze forti in campo: la magistratura.
Infatti lo stesso presentatore di sinistra scrive che:  < la Rai dovrebbe resistere disattendendo le prescrizioni del Regolamento, rese in manifesta violazione della lettera della legge sulla par condicio, e optare per un’applicazione rigorosamente conforme alla legge (...) Oppure scegliere di applicare il Regolamento precedentemente approvato dalla stessa Commissione, eventuali procedimenti sanzionatori sarebbero non solo contestabili, per le ragioni sopra accennate, ma consentirebbero al giudice di chiedere alla Corte Costituzionale di pronunciarsi sia su disposizioni che violano diritti costituzionalmente garantiti, sia sull’indebito sconfinamento della Commissione che usa il regolamento non per attuare la legge ma per modificarla, sostituendosi ai poteri legislativi dell’intero Parlamento>
In poche parole, Santoro, sottolinea la certa partecipazione della magistratura alla vicenda, paventando la successiva ingerenza della Corte di Cassazione (la stessa che ha rigettato due volte il Lodo Alfano ndr.) ad assurgere le sue ragioni. E sia chiaro, proprio quelle di Santoro, il quale, anche se nella lettera ravviva blandamente i soliti allarmismi sulla lesa libertà di informazione,  incede largamente sulla trasmissione da lui condotta, proponendo sfoggio delle proprie decisioni in merito, della propria "bravura professionale", insomma,  parla per sè, al grido di chi fà da sè, fa per tre.
Insomma, il nostro caro giornalista superpagato, forse timoroso di dover rinunciare al "bonus ascolti" che da contratto gli pesa non poco sul "megastipendio" annuale, forse per mera presunzione di essere al di sopra di ogni regolamentazione,  gioca la carta che ormai vediamo in campo con sempre maggiore insistenza: il potere giudiziario.
Come a dire, nessuno mi tocchi o faccio intervenire la legge, che tanto darà torto al centro-destra, come oramai abituati a vedere.
Certamente, la campagna spudorata portata avanti da Santoro a favore dell'IDV e dei propri ex magistrati Di Pietro e de Magistris, onnipresenti a turno ogni venerdi sera quali voci giuste a bacchettare ogni "vittima sacrificale" ospite del programma, non può certamente assurgere a monito di imparzialità di informazione. E se durante il normale svolgimento del palinsesto, ci si potrebbe limitare alla libera critica, durante il periodo di elezioni regionali, la voce dipietrista del venerdì sera, sarebbe un peso insopportabile sulla bilancia degli equilibri politici. Uno spot lungo due ore, il cui costo graverebbe soltanto sui cittadini. L'eccesso della libera informazione che, pilotata ad arte, diviene informazione libertaria ed interessata.
Per cui, passi Porta a Porta, passi Ballarò, ma Anno Zero non si tocca.
Parola del partito dei giusti. O forse dei giudici. La confusione è tanta.

Gianpiero Gambardella

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